Indicazioni avanzate: la piccola safena, la grande safena cosiddetta “difficile”, le varici recidive e le vene perforanti

Un percorso che dagli anni Novanta a oggi ha portato la tecnica ELVeS radial a doppia emissione a essere riconosciuta come tecnica d’eccellenza per il trattamento di molti aspetti della malattia varicosa, andando a sostituire gli interventi tradizionali: si vanno ad esaminare le ragioni.

 

L’introduzione nel 2016 della nuova tecnologia a emissione radiale e con una lunghezza d’onda di 1470 nm ha condotto rapidamente a un cambiamento radicale nell’atteggiamento chirurgico nel trattamento delle varici. La conseguenza è stata il netto calo dei tradizionali interventi di stripping invaginante di breve e media estensione che si conducevano dagli anni Novanta, ambulatorialmente o in day hospital, utilizzando il blocco del nervo femorale sotto guida ecografica ed elettrostimolazione. 

Con l’introduzione delle nuove fibre radiali con il laser 1470 nm le procedure di termoablazione hanno avuto un incremento esponenziale in breve tempo, a scapito degli interventi tradizionali.

 

Il concetto di “trattamento avanzato” della malattia varicosa è soggettivo, e legato al know-how e all’esperienza dell’operatore, ma senz’altro gli sviluppi tecnologici fino alle attuali fibre radiali e l’adozione di particolari accortezze hanno modificato e ampliato le indicazioni al trattamento con laser endovenoso. 

Oggi si potrebbero considerare “avanzate” quelle procedure di laser endovenoso un tempo considerate impraticabili e legate, ad esempio, a una sede molto superficiale della vena da trattare o vicina a strutture nervose o con un’evidente difficoltà ad essere percorsa con la fibra ottica, o in uno spazio molto ridotto tra sede di inizio del trattamento e vena profonda, tipicamente alla giunzione safeno-femorale.

 

Nel nostro centro non sono mai state eseguite procedure chirurgiche tradizionali per la patologia delle piccole safene: l’esecuzione di una anestesia tumescente accurata, l’impiego di una bassa potenza (5 watt rispetto al nostro standard usuale di 7) e la ridotta energia erogata hanno permesso di condurre a termine e senza difficoltà, tutte le 48 termoablazioni laser eseguite in questi ultimi anni, con pochissimi casi di parestesie transitorie della superficie laterale del piede.

 

Per quanto riguarda quella che possiamo definire la grande safena difficile, ai problemi già indicati, legati alla variabilità anatomica normale,(eccessiva tortuosità del tronco) e alla possibilità di un danno termico (sede extrafasciale della grande safena, diametro massimo trattabile e rapporti di particolare contiguità con i nervi periferici), dobbiamo aggiungere i problemi legati all’anatomia modificata: precedenti varicoflebiti con ricanalizzazione parziale e presenza di pregresse interruzioni chirurgiche del tronco safenico.

 

Anche nel caso di procedure sulla grande safena estese al terzo medio basso della gamba, sui casi trattati in questi anni, nel nostro centro sono stati osservati pochissimi casi di parestesia transitoria del piede e un caso di lieve ipoestesia permanente sul collo del piede che non ha tuttavia alterato la qualità di vita del paziente, e non ha posto problemi di contenzioso legale.

 

Conclusioni

La nuova tecnologia a emissione radiale con una lunghezza d’onda di 1470 nm ha portato a un cambiamento radicale nel trattamento delle varici, riducendo gli interventi tradizionali di stripping invaginante. Le nuove fibre radiali con il laser 1470 nm hanno permesso un incremento delle procedure di termoablazione. Gli sviluppi tecnologici hanno modificato e ampliato le indicazioni al trattamento con laser endovenoso, anche per le safene difficili. Nel nostro centro, le termoablazioni laser eseguite sono state ben tollerate dai pazienti, con pochi casi di effetti collaterali transitori.

 

*Articolo tratto da The Veins Magazine, 1 Marzo 2019